Possiamo immaginare la riflessologia come una fotografia del corpo umano rimpicciolita e proiettata in proporzione su alcune aree periferiche: piedi, mani, orecchie, lingua, occhi.
Ognuna di queste aree è una mappa, e ognuna di esse racconta qualcosa di noi. Alcune permettono diagnosi e trattamento (piedi, mani, orecchie), altre solo lettura (come gli occhi). L’idea è che tutto il corpo si riflette nelle sue estremità, come se fosse un microcosmo che racconta il macrocosmo.
Le zone periferiche: i confini sensibili del corpo
Perché proprio mani, piedi, orecchie, occhi, lingua? Perché queste parti del corpo sono estremamente innervate.
La natura ha concentrato lì un numero enorme di terminazioni nervose per un motivo molto semplice: sono le
zone periferiche, i confini con l’esterno.
Il corpo, ai margini, deve essere pronto, all’erta, sensibile. Deve percepire ciò che accade al confine. Facciamo un esempio molto concreto. Prendi una ciglia:
- Se la metti nell’occhio, dà un fastidio incredibile.
- Se la appoggi sulla natica, non senti praticamente nulla.
Le zone centrali del corpo, come i glutei o il bacino, sono carnose, vascolarizzate, ma molto meno sensibili. Le estremità invece sono
antenne sensoriali: mani e piedi percepiscono con precisione incredibile. Ecco perché la riflessologia agisce proprio lì: perché attraverso quelle antenne nervose si dialoga in maniera diretta con il sistema nervoso centrale.
Il sistema nervoso: afferenze ed efferenze
Tutto si gioca sulla parola chiave:
informazione. Le terminazioni nervose periferiche sono di due tipi:
- Afferrenti → portano informazioni dalla periferia al centro.
- Efferenti → portano informazioni dal centro alla periferia.
Quando tocco un piede, non sto solo stimolando, ma anche
ricevendo informazioni:
- la pelle è secca o elastica?
- i muscoli sono contratti o rilassati?
- le ossa appaiono rigide o mobili?
Tutto questo racconta qualcosa della persona. Il compito dell’operatore è leggere queste informazioni, elaborarle e restituire un tocco che sia coerente: un messaggio di riequilibrio. Non è un atto meccanico: è un dialogo continuo fra ricevente e operatore, fra stimolo e risposta, fra centro e periferia.
La Riflessologia Zú si muove nel solco del pensiero taoista.
Un principio guida il lavoro: l’equilibrio tra yin e yang.
- Dove c’è pieno, durezza, rigidità, il tocco deve essere morbido, fluido, leggero.
- Dove c’è vuoto, mancanza, freddezza, il tocco deve essere pressorio, lento, profondo, capace di scaldare e tonificare.
Questo non è un gioco di opposizioni astratte: è l’arte di riportare armonia.
Un piede vuoto non va stimolato con movimenti superficiali, ma va nutrito con pressioni profonde. Un piede pieno non va caricato di ulteriore pressione, ma disteso e ammorbidito.
La riflessologia, in questo senso, diventa un linguaggio fatto di gesti che parlano di equilibrio.
Ma cosa accade esattamente nel corpo?
Possiamo sintetizzare il processo in tre passaggi:
- Meccanico → Il tocco manuale genera uno stimolo fisico.
- Elettrico → Lo stimolo viene tradotto in un’onda elettrica che viaggia lungo i nervi fino al cervello.
- Chimico → Il cervello elabora il segnale e lo trasforma in risposta chimica all’organo di competenza.
Il bello è che il cervello ha una caratteristica straordinaria:
amplifica i segnali che considera utili.
Non distingue sempre tra ciò che è reale e ciò che è percepito. È lo stesso meccanismo dei sogni: lì facciamo cose impossibili, ma vissute come vere.
Così un’informazione trasmessa con il tocco, se coerente e significativa, viene amplificata, rilanciata e utilizzata dal corpo.
Un esempio: la sciatica
Per chiarire questo meccanismo, porto un esempio vissuto durante un corso.
Un partecipante soffriva di sciatica: dolore forte e persistente. Ho lavorato stimolando alcuni punti del meridiano della Vescicola Biliare (Zu Shaoyang), a valle della zona dolorante.
Cosa ho fatto in pratica? Ho creato una differenza di potenziale elettrico, come se avessi inserito una “presa a terra”.
Le cariche elettriche che ristagnavano nella muscolatura contratta hanno trovato una via di scarico, smettendo di alimentare la contrazione.
Il dolore si è attenuato subito. Certo, non è un miracolo: per guarire serve indagare le cause profonde (muscolari, posturali, psicosomatiche).
Ma l’esempio mostra bene il funzionamento della Riflessologia Zú: rimettere in movimento ciò che ristagna.
La sciatica è un disturbo superficiale, perché interessa i meridiani Yang.
Più complessa è, ad esempio, la pubalgia, legata alle inserzioni tendinee nella zona del pube. Qui si sviluppano micro-infiammazioni che col tempo possono diventare calcificazioni. È un livello più profondo, che richiede un lavoro diverso perchè più cronico, più Yin.